Progettazione Partecipata


 Il Manuale del Corso di Progettazione


Facebook e la Partecipazione


 "SEI DI QUESTO PAESE SE..." ... il nuovo gioco che appassiona Facebook fa emergere spontaneamente il senso di appartenenza e il gusto per le radici degli "abitanti". Segno che con gli strumenti giusti è possibile attivare molte energie nella costruzione di mappe di comunità, raccogliere archivi della memeoria, scrivere biografie collettive ... con gli occhi del progettista intravedo la ricchezza di informazioni che delinea preziosi quadri conoscitivi identitari per ogni territorio, importante premessa ed esercizo di metaprogettazione per potenziali progetti partecipati.

 


Foto: Partita di pallavolo in uno stabilimento balenare (Bagno Giangrandi) neglia anni '50 a Lido di Camaiore.





PROGETTAZIONE PARTECIPATA

in costruzione....



Corso: Verso l'abitare ecologico e solidale.

Il convegno





I partecipanti al convegno

Relazione sull'autocostruzione









Laboratorio n.1
ASCOLTO ATTIVO
con Marianella Sclavi - Gricigliana (PO) - 26-27 Maggio 2012






















Laboratorio n.2
21-22 Luglio 2012

LA LAVORAZIONE DELLA LANA 
con Le Feltraie (PO)
Associazione culturale per la valorizzazione delle lane locali






Laboratorio n.3
Luglio-Ottobre 2012
PROGETTAZIONE E COSTRUZIONE DI UN TEPEE







Per vedere la parte pratica del corso vai alla pagina "costruzioni ecologiche":

(Foto di Laura Pommella e Daniela Falconetti: grazie!)



PROGETTAZIONE PARTECIPATA
PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE
 DEI TERRITORI RURALI



Dal novembre 2011 al giugno  2012 si è svolto presso la Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa il corso di Alta Formazione "Progettazione partecipata per lo sviluppo sotenibile dei territori rurali" articolato nei due moduli "aree periurbane" e "aree in abbandono".

Il percorso ha visto varie modalità di scambio e comunicazione, e tra queste anche la creazione di un blog che a Luglio è stato reso pubblico e adesso è aperto a contributi e nuove idee da parte di chi desidera parteciparvi:





 

Un aspetto interessante dell'esperenza è stata il potersi confrontare in aula con corsisti provenienti da diverse discipline impegnati in una varietà di settori: amministrazioni pubbliche, enti di ricerca, imprese sociali, associazionismo, libera professione. I progetti-tipo scelti per l’approfondimento nei laboratori hanno rispecchiato la diversità degli approcci tipica di ciascuna area; la turnazione nei gruppi di lavoro ha permesso di sperimentare il cambio di cornice che ciascuno ritaglia per interpretare il proprio ruolo nei processi di interazione sociale come quelli attivati in ambiti di partecipazione.



A lezione....(grazie a Daniele Cavallotti per la foto).






WebInAir "La fotografia nei progetti di partecipazione" con Daniele Cavallotti



Qui si trovano alcune sintesi dei progetti sviluppati durante i laboratori che hanno seguito la parte teorica dei corsi.







E' in corso di pubblicazione un manuale frutto dei contributi dei docenti e coordinatori del corso; esso contiene anche una sezione a cura dei partecipanti con la presentazione dei vari progetti sviluppati durante il corso.








Ipotesi e percorsi di progettazione partecipata
in area “rur-bana”





Considerazioni metodologiche sul processo partecipativo Laura Pommella

 

  
La proposta progettuale sviluppata durante i laboratori (1) prevede un’attivazione del processo partecipativo dal basso e ciò richiede l'attenta valutazione preventiva di alcuni aspetti, peraltro rilevanti in tutti i processi partecipati che costituiscono  elementi utili per garantire un buon avvio di processo, ad esempio:
- conoscere in che misura è condivisa la necessità di avviare delle trasformazioni nel contesto di riferimento;
- immaginare  un numero di soggetti che possano costituire lievito sufficiente per l'attivazione successiva;
- sondare motivazione e "forza" degli iniziatori che forniscono l'energia necessaria nella fase di promozione del progetto.
Il progetto costituisce un esperimento è aperto, non si conoscono le variabili in gioco che potrebbero condizionare il processo e la sua riuscita. Nonostante ciò quando si inaugura un processo partecipativo è importante mantenere un atteggiamento di fiducia nei confronti di soluzioni sempre possibili e spesso sconosciute.




Il progetto costituisce un esperimento è aperto, non si conoscono le variabili in gioco che potrebbero condizionare il processo e la sua riuscita. Nonostante ciò quando si inaugura un processo partecipativo è importante mantenere un atteggiamento di fiducia nei confronti di soluzioni sempre possibili e spesso sconosciute.
Da un punto di vista metodologico - durante i laboratori - il contesto è stato indagato tramite ricerca-azione cioè un’azione svolta per conoscere e definire cosa cambiare e insieme a chi….



Da una prima ricognizione del contesto sono stati individuati una serie di attori che potevano prendere parte al processo: alcuni risultano coinvolgibili fin da subito, in fase iniziale: sia perché sono già conosciuti e presenti nella vita del quartiere (abitanti, famiglie, parroco), sia perché hanno una funzione pubblica riconosciuta (insegnanti, le aziende agricole, i commercianti), sia per essersi impegnati in passato in attività sociali (comitato di zona); altri attori risultano meno conosciuti (lavoratori stranieri, proprietari di aree urbane incolte) il loro livello di coinvolgimento non è immediatamente ipotizzabile, si ha solo una conoscenza di superficie delle relazioni che questi soggetti hanno con gli altri attori e delle connessioni instaurate con il quartiere



Per ciascun attore si sono indagate – immedesimandoci nei loro ruoli - POTENZIALITA’, INCOGNITE, CRITICITA’ ed ATTENZIONI. Cioè quelli che possono essere elementi del progetto che attraggono il soggetto, quelli che gli risultano poco chiari o che possono suscitare diffidenza, quelli che costituiscono ostacoli al processo partecipativo da suo punto di vista, ed infine – considerate tutte queste variabili – quale possa essere il modo più adeguato per approcciarsi a questa (persona o gruppo di persone) nella fase della promozione. 
Si immagina quali possano essere gli aspetti di cui tener conto nel primo contatto con il gruppo A, o quelli da da esplorare nella relazione con il gruppo B.



Nella fase di meta-progettazione la ricognizione è stata ripetuta a più livelli e in fasi successive, cercando anche di disegnare una mappa delle possibili connessioni tra gli attori: questo ha aiutato ad individuare le possibili porte di ingresso sensibili per la promozione del percorso o per l’attivazione di successivi micro-cicli di progetto una volta avviato il processo di partecipazione.




La prospettiva di un approccio allargato, così eterogeneo nei molteplici punti di vista, lascia talvolta emergere un velo di disagio o di possibile disorientamento rispetto ai potenziali conflitti o alla perdita di identità. Questa sensazione può essere rivelatrice di un’attitudine ad assumere modalità programmate e controllate di progettazione laddove è presente la tentazione di una forte regia – come accade spesso nei processi attivati istituzionalmente – ma anche per il timore di non trovare strumenti efficaci nel gestire il disaccordo. Nei percorsi partecipativi plurali, così come li abbiamo concepiti nel nostro percorso formativo, l’esporsi alla possibilità del conflitto – quando non viola principi di rispetto - è un modalità per imboccare strade di reciproco apprendimento. L’importante trasformare la contrapposizione in confronto dialogico che porta ad uno sbilanciamento delle posizioni verso una nuova configurazione evolutiva. Mischiando i soggetti e giocando sullo scambio di ruolo che agevola intersoggettività e pluriempatia (anziché equidistanza e oggettivazione) può avvenire una presa di coscienza dei diversi punti di vista. La moltiplicazione delle cornici attraverso cui si guardano i mondi possibili potenzia coinvolgimento e distacco allo stesso tempo, facilitando il riconoscimento di interessi comuni e complementari.




Si è scelto anche di partire dai bambini, individuando nella scuola e nelle attività didattiche una di quelle porte privilegiate per raggiungere e coinvolgere le famiglie e inserendosi in un contesto – quello didattico – in grado di supportare con continuità e risorse di tempo la fase iniziale del processo. I bambini  sono a pieno titolo dei soggetti della partecipazione: la convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia sancisce il dovere da parte degli organi dello Stato di ascoltare, informare e coinvolgere i bambini per quanto riguarda decisioni e questioni che hanno con loro una stretta attinenza (vedi Children’s Rights and Habitat Declaration – Conferenza Habitat - Instambul 1996) e la qualità del territorio urbano è un aspetto di fondamentale importanza per il benessere e lo sviluppo armonico della persona a partire dalla prima infanzia. Esperienze di progettualità che vedono coinvolti i bambini gettano le basi per vedere in futuro cittadini disposti a partecipare al progetto e alla gestione della cosa pubblica.
Inoltre i bambini sono dei catalizzatori: coinvolgono altre fasce di età (dai fratelli adolescenti, ai genitori, ai nonni), sono dei ponti per portare informazioni nelle case. Sarebbe utile tener presente questo aspetto di “collante intergenerazionale” rappresentato dai bambini in tutti processi progettazione urbana partecipata.
I bambini hanno un rapporto speciale con la natura e in questo hanno molto da insegnare agli adulti, qualora il loro immaginario non sia ancora stato colonizzato. Inoltre con loro le differenze di rango in termini di potere, conoscenze, linguaggi sul piano sociale che normalmente costituiscono un ostacolo alla condivisione del progetto nei processi di urbanistica partecipata, qui si evidenziano in modo diretto su un piano di natura biologica. Quindi – come dice Raymond Lorenzo - accogliere nel processo partecipativo il bambino come paradigma della diversità, come “alieno-intracomunitario” che spesso utilizza altri linguaggi e non comprende quello degli adulti, stimola una più ampia riflessione sulla comunicazione tra tutti i soggetti all’interno dei processi decisionali. Elemento cardine di tutti i processi di progettazione partecipata infatti è la ricerca della comprensione dei diversi linguaggi e la parziale acquisizione di quelli altrui cosa che avviene affinando la qualità dell’ascolto, su più livelli: verbale, visivo, corporeo.


Con la fase di connessione in cui si promuovono conoscenza e relazionalità, si ha il delicato passaggio dal coinvolgimento alla partecipazione,.
Durante la connessione potranno emergere competenze, attitudini e proposte che porteranno alla piena attivazione del processo.
Le funzioni del processo sono varie: promozione, supporto, controllo e monitoraggio, direzione, sostegno e risonanza.
Il perseguimento di specifici obiettivi progettuali da parte dei partecipanti potrà preludere ad ulteriori fasi di attivazione in cui sarà confermata o meno la partecipazione degli iniziatori, vedere il coinvolgimento di nuovi attori e portare alla definizione di ulteriori ruoli.



Durante il percorso possono emergere alcuni rischi di un processo avviato in modo "informale" come il trascurare il coinvolgimento delle istituzioni o il considerarle lontane; al tempo stesso questo atteggiamento tradisce il bisogno di riconoscimento, sentimento che invece deve trovare una sua adeguata espressione, e contribuisce ad alimentare aspettative di cambiamento non sostenute dalla costruzione di percorsi reali.
Anche l'esclusione aprioristica di istituzioni o altri soggetti perchè non ritenuti a favore delle "proprie" idee costituisce una delle trappole della partecipazione da cui occorre proteggersi coinvolgendo da subito tutti gli attori, attuando strategie che permettano l'espressione e la comprensione della natura del disaccordo.
Mischiando i soggetti e giocando sullo scambio di ruolo si facilita la presa di coscienza dei reciproci punti di vista per arrivare al riconoscimento di interessi comuni e complementari.
Tra i vantaggi dei processi partecipativi nati dal basso troviamo la forza delle idee e dei progetti che, una volta condivisi, sono portati avanti con grande determinazione suscitando una serie di ricadute positive a livello sociale.




 
Bibliografia:
Branca, P., Colombo, F., (2008) Il lavoro nella comunità locale: percorsi per una cittadinanza attiva, in AA.VV. La ricerca-azione di comunità - Quaderni di Animazione Sociale, EGA Torino.
Lorenzo, R., (1998) La città sostenibile, Eleuthera Editrice, Milano.
Sclavi, M., (2003)  Arte di ascoltare e mondi possibili. Come si esce dalle cornici di cui siamo parte”, Pearson Paravia Bruno Mondadori S.p.A., Milano.
Riferimenti iconografici:
Foto 1, vista rur-bana di Valle Santa (RM) (autrice: Silvia Paolini).
Foto 2,4,4 bis,5, 6 dai laboratori del  “Corso Progettazione partecipata per lo sviluppo sostenibile dei territori rurali” Scuola Superiore Sant’Anna – Pisa – febbraio-aprile 2012 (autrice: Laura Pommella).
Foto 2 dal corso: “Verso l’abitare secologico e solidale: una via possibile” , seminario sull’Ascolto attivo  con Marianella Sclavi - Gricigliana PO - aprile 2012 (autrice: Laura Pommella).
Disegni 8 e 9 : esperimento di partecipazione coi bambini del quartiere Monte dell’Ara Valle Santa, Giugno 2012, (autrice: Melania)
Foto 10 alunni dal Reportage “Questione di stile”  (autore: Julian Germain).
Foto 11: Incontro dell’Accademia Italiana di Permacultura – Paternò (CT) – aprile 2011 (autrice: Laura Pommella)
Foto 12:  Kilometro 12 (circa) di via di Boccea – Roma - da Google Earth





Progetto di Recupero del Borgo di Mezzana
un'esperienza di metaprogettazione collettiva















Documenti sul progetto nel sito del'Associazione Basilico: 

http://www.associazionebasilico.org/index.php?option=com_content&view=article&id=29:la-storia-il-progetto&catid=8:borgo-mezzana&Itemid=22